venerdì 15 febbraio 2013

alle origini...

ricominciamo a scrivere, a raccontare.

all'inizio la nostra lingua appena nata era questa: abbiamo bisogno addirittura della trascrizione, se non non si riesce a leggere....


Il testo risale alla fine dell’VIII o al principio del IX secolo. È considerato il più antico documento del volgare italiano, ma alcuni studiosi dubitano che la lingua in esso utilizzata possa già definirsi “volgare”. Il testo – di non facile decifrazione – fu scritto da un copista veronese a margine di un codice liturgico, proveniente da Toledo, conservato nella Biblioteca Capitolare di Verona. Fu scoperto nel 1924.

http://www.pubblicascuola.it/view.php?id=36

Se pareba boves1, alba pratalia araba2
albo versorio teneba3, negro semen seminaba4.
Gratias tibi agimus omnipotens sempiterne Deus5.

Se…boves: Spingeva (pareba; il latino classico avrebbe avuto parabatinnanzi a sé (se, lat. class. sibi) i buoi (boves). Questa la traduzione più probabile del verso (il verbo “parare” ancora oggi, in Veneto, indica spingere in avanti e si usa con riferimento ai buoi aggiogati). Alcuni interpreti rendono però il “pareba” con assomigliava, appariva. Si è proposto anche di leggere “separeba”, con il significato di appaiava. Per la soluzione dell’indovinello rimandiamo all’analisi.
alba…araba: arava (araba, lat. class. arabati prati (prataliabianchi (alba).
albo…teneba: teneva (teneba, lat. class. tenebatil bianco (albo, lat. class. albumaratro (versorio, lat. class. versorium).
negro…seminaba: seminava (seminaba, lat. class. seminabatun nero (negro, lat. class. nigrumseme (semen)
Gratias…Deus: Ti rendiamo (agimusgrazie, o Dio onnipotente <ed> eterno (sempiterne). Formula liturgica di ringraziamento, in corretto latino.


...poi in mezzo a carte notarili compare una testimonianza in italiano
Marzo 960: Placito cassinese di Capua
Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti.
Marzo 963: Placito cassinese di Sessa
Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe monstrai, Pergoaldi foro, que ki contene, et trenta anni le possette.
Luglio 963: Placito cassinese di Teano
Kella terra, per kelle fini que bobe mostrai, sancte Marie è, et trenta anni la posset parte sancte Marie.
Ottobre 963: Placito cassinese di Teano
Sao cco kelle terre, per kelle fini que tebe mostrai, trenta anni le possette parte sancte Marie.


In uno degli affreschi della basilica di San Clemente a Roma è raccontata la leggenda del prefetto Sisinnio, il quale, arrabbiato a causa della conversione di sua moglie Teodora, la seguì con alcuni soldati; quando la trovò in una sala mentre assisteva ad una messa celebrata da Clemente, ordinò il suo arresto, ma Dio non lo permise accecando Sisinnio e i soldati. Il prefetto restò cieco fino al suo ritorno a casa. 
Nella parte inferiore dell'affresco, compare l’iscrizione del XI secolo, primo esempio in cui il volgare italiano appare usato con intento artistico
Rappresenta il patrizio Sisinnio nell’atto di ordinare ai suoi servi (Gosmario, Albertello e Carboncello) di legare e trascinare san Clemente il quale, nel frattempo, si è trasformato in una colonna di pietra.  Si leggono, a forma di fumetto, queste espressioni:
XI Secolo: Iscrizione di San Clemente
[Sisinium:]
Fili dele pute, traite!
Gosmari, Albertel traite!
Falite dereto colo palo, Carvoncelle!
[Sanctus Clemens:]
Duritiam cordis vestris
[in saxa conversa est, et cum saxa deos aestimatis]
saxa traere merustis.




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